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Willy Wonka e l’inferno

da wikimedia commons
Gene Wilder alias Willy Wonka

Ho visto la prima volta Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato (quello del 1971) solo un paio di anni fa ma mi sono subito balzate agli occhi un paio di similitudini con l’inferno dantensco.

Prima di tutto la fabbrica è una fabbrica, non è un luogo confortevole e adatto agli umani, in generale i suoi rumori assordanti, gli odori pungenti, e il suo aspetto scarno ne fanno un luogo triste, quella di Willy Wonka è decorata con fiori posticci e altre pacchianate che ne esaltano ancora di più l’invivibilità. La fabbrica ha anche un fiume di cioccolato che ricorda i fiumi infernali come lo stige, l’acheronte ecc. in più vengono traghettati su questo come Dante lo è stato dall’infernal nocchiere.

I bambini e i relativi parenti sono tutti dei peccatori, sono viziati ed hanno tutti una debolezza, come le anime nei gironi questi subiscono una pena relativa al loro difetto, ovvero un contrappasso. Gli Umpa Lumpa sono deformi e arancioni parlano anche una lingua strana e sono indipendenti, loro sono i demoni. Willy Wonka è il proprietario di questo inferno, sebbene produca prodotti dolciari non ha la minima empatia e fosse per lui i bambini potrebbero fare una fine orribile. Solo chi si è dimostrato puro potrà salvarsi ed accedere al paradiso, non a caso nel finale una capsula con il protagonista vincitore viene sparata in aria e volteggia sopra la città.

Nella versione moderna vengono a mancare parte di questi elementi e per quanto godibile perde un po’ di quella magia e di quella cattiveria che sono presenti in questo film.

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